Registro Storico Cicli | |||
Scheda: | n° 001 | ||
Marca: | Orio | ||
Modello: | Lusso | ||
Numero di telaio: | – | ||
Anno di Produzione |
Anni 30 | ||
Proprietario: | Marcello Ottola | ||
Caratteristiche modello: | |||
Come sempre opero quando registro la bici di un nuovo marchio, inizio a fare ricerche sul web alla ricerca di informazioni. Mi imbatto velocemente sul portale www.piacenzantica.it e leggo ammirato i risultati di una approfondita ricerca sulla storia del marchio piacentino Orio. Decido dunque questa volta di risparmiare parole nel descrivere la bella bici e invitarvi a leggerne il contenuto, certo di fare cosa gradita all’appassionato che qui si imbatte. Con l’intenzione di darne tutti i meriti del caso, piuttosto che utilizzarne unicamente o parzialmente le informazioni, pubblico qui il link alla pagina dell’articolo che vi consiglio di visitare anche per ammirarne le foto che lo corredano…
Tratto da www.piacenzantica.it/page.php?227 “Forse non tutti sanno che Piacenza, nel suo piccolo, è stata una delle città italiane “pioniere” dell’industria della bicicletta, il rivoluzionario mezzo di locomozione che nell’ultimo ventennio dell’Ottocento si diffuse rapidamente, diventando un vero e proprio fenomeno sociale. Già nel 1886 nella nostra città i negozi “Benedetti” e “Orio” cominciarono a mettere in vendita i modelli di bicicli e tricicli prodotti dalla marca inglese “New Home”, offrendo, oltre alle riparazioni, anche lezioni pratiche di guida su “piste d’istruzione”. Stefano Orio, in pratica il capostipite dei costruttori piacentini del settore, all’interno della sua modesta officina (dove abitualmente fabbricava “revolver”), nel 1890 iniziò la produzione di alcuni esemplari di velocipedi e l’anno dopo costruì una bicicletta da corsa decisamente d’avanguardia, che pesava solo nove chili e, tra le altre caratteristiche, presentava la ruota anteriore alta 65 centimetri, mentre la posteriore era leggermente più grande, misurando 70 centimetri. Raggiunte ormai dimensioni considerevoli, la fabbrica, con quasi tutte le sue maestranze, si trasferì al Musocco, presso Milano, cercando di approntare un’ulteriore espansione, mentre a Piacenza rimase il deposito del vecchio Stefano Orio, con la sua “pista di istruzione”. Diretta dall’ingegner Vittorio Amoretti, uomo di fiducia dei Marchand, la “Orio & Marchand” sviluppò la produzione di biciclette che per la loro qualità ottennero subito un grande successo. Ma l’azienda restò nel Milanese per poco tempo: nel 1898, a seguito delle agitazioni popolari scoppiate nel capoluogo lombardo e represse con durezza dal tristemente noto generale Bava Beccaris, si decise di riportare gli impianti a Piacenza, dove l’ambiente si presentava molto più tranquillo. L’inaugurazione del nuovo stabilimento avvenne il 18 settembre 1898. L’avvenimento, di grande importanza per l’economia piacentina, richiamò le autorità locali e trovò spazio su tutti i giornali nazionali, come “Il Resto del Carlino”, “Lombardia” e “Secolo XIX”, che salutarono la coraggiosa iniziativa inviando sul posto i loro giornalisti. Tendendo fede ai suoi ambiziosi programmi, la ditta iniziò ad affiancare alla costruzione di biciclette anche quella di motociclette e automobili. Stefano Orio fece appena in tempo ad assistere all’avvio di questa importante metamorfosi, perché mori il 4 agosto del 1899, a 62 anni. Il 31 dicembre successivo i suoi figli sciolsero la società con i Marchand: il distacco si formalizzò subito dopo l’uscita della prima automobile “Orio – Marchand”, una vetturetta leggera molto simile alla francese “Decauville”. A Piacenza si chiuse così, prematuramente, un’era che, viceversa, avrebbe potuto imprimere una svolta eccezionale al progresso socioeconomico della città. |
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Caratteristiche restauro: | |||
Conservativo in tutte le sue parti |