Registro Storico Cicli
Scheda: n° 001
Marca: Cicli Delfino
Modello: Corsa
Numero di telaio:    –
Anno di Produzione
1935
Proprietario: A. Galeasso
Caratteristiche modello:
Questa volta per descrivere il modello vi lascio alle belle parole di Andrea Galeasso, appassionato di lungo tempo e anch’egli membro del RSC. Potete trovare altri suoi suggestivi racconti d’epoca riguardo a biciclette, moto, sensazioni e ritrovamenti sul suo blog: 
“Un oggetto va sempre pensato, sognato, desiderato. Le parole e le forme suggeriscono idee che si andranno a concretizzare nell’evento che verrà. Così io sognai una notte questa bicicletta in mezzo agli ulivi, la sognai libera in un periodo non libero. La sognai verde come non era e aggressiva come ancora sa essere. Quando poche parole, al telefono, vi lasciano increduli e  danno la stura al sogno, ecco che si attende con trepidazione ciò che poi sarà bramosia e adrenalina. L’appuntamento è alla marina, ma lei si trova ben più su, 18 chilometri di curve tra gli ulivi e le ginestre.

E’ rimasta appesa per anni, finchè prima di morire il vecchietto me l’ha consegnata”. Non sappiamo il nome del primo proprietario, ma io l’ho chiamato Tugnasin. Fa parte del sogno. Tra i muretti di pietra che guidare mette i sudori, abbandoniamo l’automobile per inerpicarci tra i carrugi e qui infilarci tosto in un garage alla luce. “Ma la bici dov’è?”. “Di sopra, qui si allaga spesso e potevano marcire i cerchioni”. Ed ecco che dopo una scalinata fatta a due balzi alla volta, la vedo coperta dalla polvere e dalle ragnatele, appoggiata ad un tavolo di ulivo. Il cuore rimbalza, non capita spesso di imbattersi in nobile ruggine corsaiola direttamente dagli anni 30. Lo stemma in ottone sul canotto mi dice Cicli Carlo Delfino, Porto Maurizio (Imperia): mai sentito, il nome è localissimo. I cerchioni in legno hanno tenuto benissimo, solo i tubolari risentono gli anni dell’abbandono. I mozzi parlano alluminio davanti e ferro giroruota al posteriore, ma non me ne stupisco: più di un’artigianale ho reperito con mozzi spaiati e se ciò può essere dovuto ad una riparazione non mi stupirei fosse nata così: allora in una bottega artigiana si badava al sodo e… cosa c’era c’era! Oppure quel giovanotto era un corridore e …senza badare al sottile aggiornò e cambiò per non rimanere appiedato! Chissà! Il bel manubrio ha la pipa in ferro e una piega di alluminio che mette voglie in petto al più consumato collezionista. Freni Bowden con una molla che mai vidi, ancora efficaci nonostante l’oblio… La data ce la fornisce il bollo ben ancorato al parafanghino in alluminio anteriore, 1935, accanto ad una medaglietta in bronzo anche essa rivettata al puntale con il volto di Gesù. Questi sono i dettagli che mi fanno amare le biciclette datate! Il pezzo forte è sicuramente il cambio Vittoria prima serie, ancora al suo posto dopo quasi 80 anni, unitamente al bell’oliatore per catena che immediatamente lo sovrasta. Sella marcata APA Prina Asti, mi perseguita piacevolmente questo marchio: devo dire che il telaio sembra proprio un Prina, ma altri indizi alessandrini non ne trovo: chissà! Su una pedivella scorgo il marchio BSA, la destra, l’altra è di una bici francese col suo pedale un poco più recente. Tugnasìn la deve avere usata parecchio, almeno 20 anni direi, prima di metterla a riposo, e quando c’era da sostituire… si sostituiva, come dargli torto? Quelle salite sono terribili e dovevano essere un bell’ostacolo a gambe, polpacci e… mezzi meccanici! La gemma catarifrangente ancorata al freno posteriore dice anni 40, così come le guaine freno. Poi chissà: una moglie, una Vespa, i figli, la stanchezza, la voglia di comodità. Ma non l’oblio dei begl’anni, tanto da non decidere di abbandonare la bicicletta ( triste destino di molte sue coetanee) bensì di custodirla appesa in un garage tra i carrugi che sanno di olio e di pietra, che tanto bene l’hanno conservata, nera a fiamme rosse come apparve in quel di Imperia tanti anni fa a quel giovanotto. Il sogno  svanisce e stavolta lascia per le mani ferro, legno e gomma. Al lavoro, dunque! Il nuovo proprietario non avrà forse i muscoli del Tugnasin, ma qualche pedalata, su tubolari nuovi, quella si, se la vorrà concedere. E pace se stavolta saran noccioli ed albere, in vece degli ulivi.”

A. Galeasso

 

Caratteristiche restauro:
Conservata

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