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Storia del marchio

Finora l’origine tedesca della Taurus è stata solo ipotizzata a fronte di alcuni evidenti elementi ma mai accertata sulla base di riscontri effettivi.

Lo scopo di questo articolo è di fornire nuovi elementi, trovati esclusivamente in rete.

Come premessa si può dire che non è stato trovato alcun riscontro alla presenza di un marchio Taurus in Germania.

La ricerca è quindi partita dagli elementi noti che collegano la Taurus con la Germania:

  • alcuni fregi manubrio con dicitura “NURNBERG” (Norimberga)
  • Alcune selle con dicitura “T.W.N. – TAURUS WERKE NURNBERG” (Fabbriche Taurus Norimberga)
  • Il movimento centrale a doppia campana, tipico di molti marchi di biciclette tedeschi (Durkopp per citarne uno)

A questi si affiancano quelli contenuti nel catalogo del 1913/1914, rinvenuto nel 2015.

Se i componenti visti sopra non sono più di tanto interpretabili, i cenni presenti nel catalogo sono molteplici e chiariscono che Vittorio Fabbri fu l’importatore italiano del marchio. Non è ancora dato di sapere se già dal 1908 (anno della fondazione) o dal 1913 (anno del catalogo ma soprattutto del primo atto di registrazione del marchio).

E’ interessante confrontare il marchio impresso nella copertina del catalogo, anch’esso riportante la dicitura “NURNBERG”, con il marchio depositato nello stesso anno presso l’ufficio marchi e modelli.

Pur essendo tra loro molto simili, la principale differenza è la dicitura “MARCA DEPOSITATA – NURNBERG” presente sul marchio del catalogo nel punto in cui su quello del marchio depositato è presente solo la dicitura “PAVIA”; altra differenza minore la dicitura “CYCLE” – “CYCLES”.

Merita un ulteriore approfondimento la figura presente all’interno del marchio, che ritrae un leone e un unicorno ai lati di uno stemma sormontato da una corona. All’interno del catalogo ne è presente una versione differente che dovrebbe corrispondere alla decalcomania applicata al telaio: su questa sono ben visibili due scritte che nel marchio in copertina non sono leggibili: “HONY SOIT QUI MAL Y PENSE” e “DIEU ET MON DROIT”.

Si tratta di due frasi in francese, che significano rispettivamente “sia svergognato colui che pensa male” e “Dio e il mio diritto”. Lo stemma è esattamente quello della famiglia reale del Regno Unito, adottato dagli inizi del 14° secolo quando Edoardo III d’Inghilterra tentò, senza tuttavia riuscirci, di diventare re d’Inghilterra, Francia e Irlanda forte delle sue origini per metà inglesi (da parte del padre Edoardo II) e per metà francesi (da parte della madre Isabella di Francia).

Per capire perché uno stemma inglese sia finito su una bicletta italo-tedesca è necessario analizzare prima le origini del marchio indagando sull’unico elemento noto, la città di Norimberga.

A Norimberga a fine ‘800 – primi ‘900 si sono insediate varie fabbriche di biciclette, tra cui le maggiori erano:

EXPRESS – fondata nel 1894

HERCULES – fondata nel 1886 come “Carl Marschutz & Co”, divenuta “Hercules” nel 1895

MARS – fondata nel 1898

TRIUMPH – fondata nel 1896

VICTORIA – fondata nel 1886 come “Frankenburger & Ottenstein OHG”, divenuta “Victoria” nel 1895

Le raffigurazioni degli stabilimenti sono il punto di svolta per riconoscere quale di essi fabbricasse le biciclette Taurus. Confrontandole con quella presente nel catalogo Taurus del 1913 è evidente la corrispondenza con l’immagine del catalogo VICTORIA, che è quindi lo stabilimento che produceva le biciclette TAURUS poi importate in Italia da Vittorio Fabbri.

Come riprova ecco un collage di varie raffigurazioni dello stabilimento Victoria in cataloghi di varie epoche con al centro l’immagine presente nel catalogo Taurus. E’ evidenziato un particolare che permette di riconoscere lo stesso punto indipendentemente dalla prospettiva.

L’architettura delle costruzioni non è sempre la stessa: i cambiamenti possono essere dovuti sia al passaggio del tempo che – particolare non trascurabile – alla fantasia dei grafici, per ritrarre lo stabilimento in modo più gradevole alla vista anche se non del tutto corrispondente alla realtà. Questo particolare lo si può osservare non tanto nelle facciate degli edifici ma piuttosto sulla forma di mansarde e tetti.

E’ curioso che la stessa immagine dello stabilimento presente nel catalogo Taurus del 1913-14 sia stata utilizzata in tutti gli altri cataloghi Taurus finora noti nonostante siano di epoca successiva anche di decine d’anni, quando la produzione era sicuramente già stata spostata da Pavia a Milano: dapprima in quelli del 1937 e 1938 con la stessa identica immagine e poi nel 1940 con quella che sembra la stessa raffigurazione solamente più stilizzata e “specchiata”. Il motivo non è dato di saperlo… Attaccamento alle origini? Vincoli commerciali? Mancanza di fantasia?

L’unico catalogo che sembra non raffigurare più lo stabilimento “tedesco” è quello di fine anni 40, con un’immagine solo parzialmente visibile e molto stilizzata.

L’architettura di quest’ultimo stabilimento sembra compatibile con quella visibile in questa foto d’epoca:

Adesso che lo stabilimento di produzione è confermato, si può tornare alla domanda posta in precedenza: perché proprio lo stemma dei reali inglesi?

La produzione inglese sul finire dell’800 era già affermata: questo ha influenzato anche la produzione tedesca, sia direttamente con ditte tedesche importatrici e rivenditrici di materiale inglese che indirettamente creando nelle ditte tedesche lo stimolo a produrre in proprio biciclette migliori di quelle inglesi per leggerezza e prezzo di vendita. Va evidenziato che in quel periodo la produzione in Germania è stata così fiorente da far diventare la bicicletta un mezzo di trasporto accessibile a tutti i ceti sociali nel giro di 25 anni.

Esiste poi un altro motivo di natura storica: sul finire del 1800 molte regioni di area germanica allora indipendenti tra cui la Sassonia, la Prussia e la Baviera si unirono in combattimento contro i francesi nella guerra franco-prussiana, gettando di fatto le basi di un’unione che verrà sancita nel 1871 con la nascita dell’impero tedesco e durò fino alla fine della prima guerra mondiale nel 1918.

Durante questo periodo, coinciso con la nascita e lo sviluppo della bicicletta, i regnanti della Prussia, che guidava l’impero tedesco, instaurarono un clima di apertura e collaborazione con il Regno Unito.

Il catalogo Taurus del 1913 cita testualmente:

E’ probabile che per “i nostri cicli di Norimberga” si intendesse velatamente il marchio Victoria.

La dotazione di biciclette di produzione tedesca a un esercito amico degli inglesi potrebbe quindi aver portato all’incorporazione dello stemma reale inglese nel marchio; una situazione non molto differente da quanto fece la Bianchi utilizzando lo stemma sabaudo in qualità di “fornitore della real casa”.

A seguire, tra gli anni 10 e gli anni 20, lo stemma Taurus venne sostituito con quello a noi più noto con  l’arpia, alla quale per i modelli di fascia più economica era sovrapposto uno scudo con un toro.

Se l’utilizzo del toro è scontato, essendo già presente nello stemma precedente nonché un richiamo al nome dell’azienda, l’arpia invece riporta ancora una volta alla città di Norimberga: questo animale mitologico dal corpo di rapace e dalla testa umana è infatti uno degli stemmi della città.

Giusto per citare un ulteriore collegamento a legami già visti, un altro degli stemmi della città raffigura un’aquila molto simile a quella presente nello stemma dell’impero prussiano.

La data precisa di introduzione dell’arpia nello stemma Taurus non è nota ma di certo risale a un periodo in cui era ancora presente la dicitura Nurnberg, come confermato ad esempio da alcuni stemmi per manubrio.

Quello che si può affermare con certezza è che esemplari di biciclette Victoria di inizio ‘900 (per la precisione 1905 e 1906) adottano stemmi praticamente uguali.

Come si vede dal collage di marchi Victoria qui sotto, l’arpia era già presente fin dal primo di essi (all’epoca ancora F & O – Frankenburger & Ottenstein).

Si potrebbe ipotizzare, anche se azzardato, che quello più somigliante alle più vecchie decalcomanie viste su Taurus “italiane” sia il Victoria datato 1928.

Per chiudere, dopo tanta teoria è il momento di fare un confronto su oggetti reali.

Nello specifico, una bicicletta Victoria del 1905 con la più vecchia Taurus censita nel registro storico, presumibilmente di almeno una decina di anni dopo.

A parte la differenza sulle congiunzioni, invisibili nella prima e a vista nella seconda, il resto è sorprendentemente simile:

Come ultima curiosità è interessante citare un fanale presente nel catalogo del 1913, denominato Victoria (un caso?) per di più con il carattere della scritta praticamente uguale a quello visto in una moto Victoria (un altro caso?).

A cura di Simone Barzon

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