0 Storia del marchio: Rossin – Registro Storico Cicli
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Storia del marchio

Rossin, azienda di formazione più giovane rispetto ad altre marche italiane storiche, si è imposta sin dagli inizi, a metà anni ’70, nel panorama ciclistico, grazie alla qualità dei suoi telai ed alle numerose innovazioni che l’hanno collocata al centro delle scene mondiali. Alla base di tale successo fu il duo Garbelli-Rossin, due dei cinque fondatori iniziali: Domenico Garbelli, classe 1943, nato a Casalpusterlengo in provincia di Milano, cominciò sin da giovane nei primi anni ‘60 a praticare il ciclocross ottenendo buoni risultati, prima di dedicarsi completamente dagli anni ‘70 all’attività di direttore sportivo; Mario Rossin, nato in provincia di Verona nel 1941, si trasferì giovanissimo in Lombardia, lavorando come meccanico e praticando il ciclismo a livello dilettantistico. Abbandonata l’attività sportiva rimase comunque nell’ambiente del ciclismo, iniziando a lavorare presso vari telaisti, tra cui un certo Ernesto Colnago.
Tuttavia, il successo fu dovuto anche allo staff di abili artigiani che si alternarono in officina partecipando nel corso degli anni al progetto. Tra di essi è doveroso menzionarne due, il cui aiuto è stato prezioso per ricostruire la storia dell’azienda: Claudio Marra, nato nel 1963, oggi direttore di FSA Europe, arrivato in Rossin a 14 anni nel marzo 1978 e rimasto fino al 1991; e Bruno Galli, ciclista dilettante di prima categoria fino a 23 anni prima di iniziare a lavorare come perito metalmeccanico, limatore e saldatore, arrivato alla Rossin nel 1980 a 26 anni e rimasto fino al 1985.
Ringraziamo di cuore Garbelli, Marra e Galli per i loro racconti dettagliati, che ci hanno permesso di chiarire molti dubbi e completare le (poche) informazioni riscontrabili in documenti ed interviste già in circolazione. Un ringraziamento anche a Wiliam Rossin per le notizie biografiche sul padre Mario, purtroppo scomparso nel 2018.

La Nascita: 1973-75

Rossin nasce per iniziativa di cinque soci fondatori e a causa di uno “sgarbo”. Nel 1973, Iclas e Itla sono due squadre ciclistiche dilettantistiche create da Vittorio Ghezzi, imprenditore e presidente delle società omonime. Con lui ci sono Inzaghi, suo socio ed ex-corridore, nonché Domenico Garbelli, direttore sportivo e manager dell’Itla. In sella a biciclette fornite da Ernesto Colnago, corre tra gli altri il promettente Gianbattista Baronchelli, vincitore del Giro d’Italia baby e del Tour de l’Avenir (anche detto Tour de France dilettanti). I progetti prevedono di approdare al professionismo appoggiandosi sul talento di Baronchelli e di altri corridori da far crescere, nonché sui mezzi tecnici forniti da Colnago. Sembra tutto pronto e Ghezzi si accinge ad annunciare ufficialmente il passo, ma nel giro di una notte tutto cambia: Baronchelli firma infatti con la Scic, squadra professionistica già da alcuni anni e in sella anch’essa a biciclette Colnago, un passaggio agevolato a quanto pare da Colnago stesso. La rabbia e la delusione nel clan Ghezzi sono tangibili: c’è da terminare ancora la stagione, si farà con altre biciclette. Subentra la Bianchi, che dovrebbe essere confermata anche l’anno seguente, ma le cose vanno diversamente. C’è infatti nell’aria un desiderio di realizzare qualcosa di nuovo, un’idea che poco a poco prende forma: non utilizzare più materiale di terzi, ma produrre i propri telai e le proprie biciclette che siano competitivi con i migliori costruttori. La proposta viene approvata, serve ora un telaista, uno bravo, d’eccezione. Viene scelto Mario Rossin, in precedenza telaista presso Colnago e attualmente libero. È il 14 settembre 1974 e a Cavenago in Lombardia nasce ufficialmente la Rossin. I soci sono cinque: due Ghezzi, Inzaghi, Garbelli e Rossin. Garbelli pensa infine anche al marchio delle nuove bici, ispirandosi alla “R” scorta sull’etichetta di una bottiglia di Royal Cola e alle scritte degli sci Rossignol. La R viene inserita in un pentagono raffigurante i 5 fondatori della Rossin. Adesso tutto è pronto per cominciare, o quasi.

Gli Inizi: 1975-77

Ci vorranno alcuni mesi per trovare i locali ed organizzare la produzione, che potrà iniziare nel gennaio 1975. La prima officina si trova al piano terra di un condominio di Cavenago, un locale di 110m2 costituito sul davanti da un negozio con un banco di lavoro, e sul retro da un garage dove si saldava. Da qui usciranno per circa due anni i primi telai Rossin, principalmente da corsa con tubazioni Columbus SL, testa forcella in microfusione prodotta da Cinelli, congiunzioni rifinite a mano e pantografie. In pratica si tratta più che altro di un unico modello, che prenderà il nome di “Special”. Già nel novembre 1975 Rossin si presenta al mondo ciclistico alla Fiera del Ciclo di Milano dove il pubblico può scoprire le nuove biciclette. Tra queste, figura anche un’edizione speciale in onore delle prossime Olimpiadi di Montreal del 1976.
Intanto, come da attese, le nuove bici vengono utilizzate nel ciclismo competitivo e nella stagione 1975 i dilettanti della squadra Itla corrono già su Rossin. Nell 1976 Vittorio Algeri si aggiudica il Campionato italiano “prima e seconda serie” e la Settimana Ciclistica Lombarda (allora per dilettanti). In seguito, un accordo tra GBC e Itla darà vita alla nuova squadra GBC Itla, guidata da Domenico Garbelli e Dino Zandegù, che permetterà alle biciclette Rossin di approdare al professionismo nel febbraio 1977.

La Crescita: 1977-84

Sempre nel 1977, la Rossin abbandona il negozio/officina e si trasferisce in centro in un capannone in affitto di circa 200-250m2 attiguo a quello del proprietario con la sua attività di fabbro, dove ogni tanto si recano i telaisti Rossin per alcune operazioni particolari di saldatura. È in questa sede che la Rossin cresce, e con essa il personale che vi lavora. La produzione comunque non cambia, focalizzata sempre su un unico modello a cui vengono apportate solo alcune modifiche cosmetiche riguardanti più che altro lo stile della “R”, troppo simile a quella della Rossignol, su decalcomanie e pantografie.
Con il 1978 arrivano cambiamenti importanti: i Ghezzi e Inzaghi decidono di uscire e cedere le loro quote, e a questo punto una ristrutturazione aziendale diventa necessaria per continuare. Garbelli e Rossin accettano di andare avanti in due e la Rossin Srl diventa così Rossin Snc: è con questo duo che inizia un’altra prospera fase dell’azienda.
Intorno al 1980 i telai, declinati ormai in versione Record e Super Record seguendo la denominazione della componentistica Campagnolo, vedono una prima importante modifica: viene infatti abbandonata la testa forcella Cinelli, sostituita da una nuova fatta in casa disegnata da Mario Rossin, sempre in microfusione ma con la testa più arrotondata. Inoltre, al modello classico si affianca un modello da pista, adottato dalla Nazionale Sovietica per le Olimpiadi di Mosca.
Nel 1981, ispirati dai modelli utilizzati da Germania dell’Est e Francia per la 100km cronometro a squadre ai campionati del mondo di Praga, cioè telai da pista con ruota anteriore più piccola da 26’’ e manubrio rovesciato “a corna di bue”, Garbelli e Rossin decidono di lanciare il loro modello con ruota anteriore da 24’’. I test cominciano nell’ autunno 1981 e a fine anno il modello viene presentato alla fiera di Milano. Intanto Rossin diventa sponsor e fornitore della Daf Trucks, squadra professionistica belga che annovera nomi del calibro di Bert Oosterbosch, Hennie Kuiper, Adri van der Poel ed il capitano Roger de Vlaeminck. In occasione del trofeo Baracchi del 1982 a Pisa, le nuove biciclette Rossin si aggiudicano il primo posto tra i dilettanti ed il secondo posto tra i professionisti grazie alla coppia Kuiper-Oosterbosch.
Il 1983 si rivela un altro anno ricco di novità. Innanzitutto, continuano le sperimentazioni: Garbelli ricorda come in Rossin abbiano creato per primi le ruote lenticolari, utilizzate l’anno successivo da Moser per stabilire il record dell’ora in Messico. Ma non solo. Dopo una visita negli Stati Uniti con Antonio Colombo (patron della Columbus) nasce una prima sperimentale mountain bike italiana con pneumatici larghi, forcelle robuste, tripla guarnitura. Qualcuno la definisce “bici da panettiere”, ma oggi sappiamo che l’era della mountain bike stava per iniziare.
A livello professionistico, Rossin equipaggia la squadra professionistica Jacki Aernaudt, dove oltre a Kuiper e Van der Poel troviamo anche Eric Vanderaerden. Il successo maggiore arriva proprio grazie a Kuiper, che si aggiudica una Parigi–Roubaix entusiasmante dopo due cadute ed una foratura, davanti ad un Francesco Moser in grande spolvero. Anche in azienda ci sono novità, viene rilevata infatti l’attività del noto telaista Sante Pogliaghi, le cui biciclette verranno prodotte per vari anni nell’officina di Cavenago.
L’anno seguente in sella alle Rossin c’è la squadra professionistica Murella e tra i corridori troviamo Gianbattista Baronchelli. È anche l’anno della medaglia d’oro per l’Italia alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, dove il quartetto azzurro si impone nella 100 km su biciclette Rossin con ruota anteriore da 24’’, modello ormai conosciuto con il nome di Futura CX..

La Maturità: 1984-93

Tra il 1984 ed il 1985 la produzione Rossin conosce un cambiamento decisivo. Da questo momento, infatti, si abbandona il modello “classico” e vengono introdotti nuovi modelli dai colori, nomi e caratteristiche tecniche in continua evoluzione. Se una tale tendenza viene accentuata da questioni di marketing, da un punto di vista prettamente telaistico la diversificazione è meno evidente ma comunque reale. Le nuove serie Ghibli e Professional con tubazioni Columbus SLX si posizionano come top di gamma a scapito dei telai in tubi SL, che vengono comunque mantenuti. A fianco di questi si trova una quarta categoria di telai più economici e riconoscibili dalle diverse tubazioni e congiunzioni, come per esempio i Matrix/Cromor, fabbricati da terzi in un’officina a Padova. Vengono inoltre introdotti vari elementi in “microfusione”, che diventeranno il tratto distintivo della nuova produzione. Uno su tutti la scatola del movimento centrale squadrata per conferire maggiore rigidità, dal design esclusivo che, unito alle nervature dei tubi, rende unici i telai Rossin.
Arrivano intanto altri successi: ancora una volta Kuiper, con il team Verandalux, trionfante alla Milano–Sanremo del 1985; e poi Ekimov nel 1986 che segna il record dell’ora su pista a Mosca, utilizzando una Futura CX con ruota anteriore da 26’’ e manubrio montato direttamente sulla testa forcella.
È in questo periodo che viene trovato un terreno in vendita lungo l’autostrada Milano–Venezia, sempre a Cavenago, il luogo ideale per costruire la nuova sede Rossin. L’acquisto è concluso e dopo poco tempo appare un nuovo cartello: “qui nasce la nuova Rossin”. Viene costruito così un nuovo, moderno edificio con tecnologie e attrezzature all’avanguardia, “l’officina più bella d’Italia” a detta dei diretti interessati. È qui che Rossin tra le altre cose internalizza il processo di verniciatura Dupont, con tanto di vasche esterne e scafandri, e anche dove a fine anni ’80 il numero di impiegati sfiorerà quota 30. Siamo nel 1987, anno in cui la Rossin fornisce le biciclette al team Hitachi, capitanato da Claude Criquielion, campione del mondo e vincitore di classiche, nonché alla Magniflex – Centroscarpa di  Franco Ballerini.
I telai per il pubblico intanto vedono aumentare gli elementi rinforzati in microfusione sui modelli Ghibli e SLX, si va dalle pendine alle teste forcella, fino anche ai forcellini. Intorno al 1989-90 viene introdotto un nuovo modello, il Prestige, caratterizzato da tali elementi in microfusione rinforzati e dai particolari tubi a sezione a diamante.
I primi anni ’90 vedranno Moreno Argentin correre su biciclette Rossin e vestire per nove giorni la maglia rosa al Giro d’Italia del 1993, mentre il duo Garbelli/Rossin si scioglierà uscendo dall’azienda, che proseguirà in mano a Gruppo Bici.

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