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Storia del marchio

La fabbrica di biciclette Cicli Quattrocchio, viene fondata da Carlo Quattrocchio a Lobbi (AL) nel 1919, in seguito venne trasferita ad Alessandria nel secondo dopoguerra. Carlo Quattrocchio, di Lobbi, classe 1888, nasce in una famiglia di piccoli commercianti, primogenito di cinque figli, uomo di grande personalità, curioso e intuitivo.
Anche se in possesso di un diploma di quinta elementare, ha buone capacità logico-matematiche e una grande voglia di imparare e acquisire nuove esperienze. Nel 1906, a poco più di 17 anni, parte per l’America, primo di una serie di viaggi. La meta è l’Argentina, dove lavora in una estancia, una azienda agricola, accudendo i cavalli, imparando la fatica e la dedizione ed apprendendo anche lo spagnolo. La tecnica meccanica e soprattutto il coraggio, che ci risulta lo caratterizzasse umanamente, sono invece un’eredità della prima guerra mondiale. Dalla Grande Guerra torna provato, ma sano e molto determinato e nel 1919 dà vita, nel suo paese natio alla Cicli Quattrocchio. Con quindici operai costruisce biciclette solide ma non pesanti, molto apprezzate, esteticamente originali e parecchio costose. Il tutto nel territorio alessandrino, in piena concorrenza anche con la già celebre Maino e l’Amerio.

La Quattrocchio è la prima fabbrica che esporta anche in Argentina, dove nasce una propria succursale affidata al fratello Luigi: Luis. Nello stabilimento a Lobbi e poi ad Alessandria apre anche un reparto di falegnameria, proprio al principale scopo di realizzare i cassoni nei quali collocare i pezzi prodotti e che poi verranno assemblati a Rosario di Santa Fe, città in cui fu aperta la sede della Quattrocchio argentina. Il percorso era il seguente: dalla fabbrica della Cicli Quattrocchio a Lobbi, con il tram a vapore, le casse raggiungevano la stazione ferroviaria di Alessandria e da lì, su vagoni, il porto di Genova. Imbarcate su piroscafi (navi a vapore) partivano per il lungo viaggio oceanico verso l’America latina, destinazione finale la sede delle Bicicletas Quattrocchio.

Negli anni quaranta la Quattrocchio punta sui micromotore Mosquito, motorizzando l’intero territorio alessandrino e non solo.

La produzione di cicli prosegue per tutto il dopoguerra, quando Carlo Quattrocchio trasferisce l’attività in Alessandria, in via Isonzo, coadiuvato da uno dei due generi, Pino Poggio, marito della figlia Olga, già divenuto elemento chiave dell’azienda grazie alle sue intuizioni e al fondamentale contributo nella già avviata motorizzazione dei cicli Quattrocchio attraverso i micromotori Mosquito. La figlia Olga è spesso testimonial delle biciclette prodotte dall’azienda di papà insieme alla sorella Tina, ma anche le nipoti e il nipote Carlo pedalano sulle versioni personalizzate per bambini dei mezzi della casa.

Finalmente, nel 1952, resta traccia del brevetto per il marchio Cicli Quattrocchio n.112308 presso l’Ufficio Centrale Brevetti di Alessandria.

Dopo la morte del fondatore Carlo Quattrocchio nel 1962, la guida dell’azienda passa a Pino Poggio che già sul finire degli anni sessanta attua la prima riconversione, necessaria sia a causa della popolarità sovrastante delle settore auto e moto sul settore ciclo, sia a causa del regime autarchico di Peron in argentina; fatti che determinarono una crisi quasi simultanea sia di domanda interna sia delle esportazioni verso l’Argentina.

Il fondatore Carlo Quattrocchio e Pino Poggio in una foto dell’epoca con gli operai e la famiglia

Nel 1983 sotto la guida di Carlo Poggio, figlio di Olga Quattrocchio e Pino Poggio e nipote di Carlo Quattrocchio, e grande appassionato di design, il marchio attua una seconda e totale conversione: cambia tipologia di produzione da velocipedi a elementi modulari in acciaio: il Sistema Zero. L’azienda diventerà ben presto protagonista del mondo del design con il marchio Zero, grazie alle felici intuizioni di Carlo. Il marchio Zero, divenuto mondiale, è indiscusso testimonial di stile, design e moda ma anche di una transizione aziendale perfettamente riuscita attraverso 3 generazioni e un secolo di storia. Nel 2010 “il marchio ZERO passa dalla Quattrocchio alla Carlo Poggio Design dove continua a svolgere la propria missione: realizzare e proporre agli appassionati del design pezzi unici od in edizione limitata, frutto della collaborazione con i grandi creativi” (citazione tratta da Carlo Poggio Design).

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