0 Storia del marchio: Gios Torino – Registro Storico Cicli
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Storia del marchio

Tolmino nasce a Vittorio Veneto il 4 marzo 1916 e all’ età di due anni si trasferisce con la famiglia a Torino. Negli anni trenta affianca al suo lavoro da macellaio la passione per la bicicletta e i suoi risultati sono subito sorprendenti: nel 1931 esordisce nella categoria allievi, e dopo molti successi passa presto alla categoria dei dilettanti. Il 1936 è l’anno della svolta: a giugno vince la prestigiosa “COPPA del RE”, alla sorprendente media di 42 Km orari, e viene convocato nella squadra azzurra per le olimpiadi di Berlino dello stesso anno; nel 1937 passa professionista nella Legnano di Bartali e Guerra, partecipando alle grandi classiche e al Giro d’italia, così come nel 1938 nelle fila della Wolsit – Binda. Ottimi piazzamenti in volata, terzo alla Milano-Modena dietro Olmo e Bini, quarto alla prima tappa del Giro 1938, come molti ciclisti di quell’epoca la sua carriera viene presto interrotta dalla guerra…

Dopo la guerra, trascorsa nel ruolo di Caporal Maggiore dei Bersaglieri ciclisti, mio nonno torna a Torino dove fa della sua passione per la bicicletta un lavoro, aprendo la prima bottega in Via Bogino e successivamente in corso Matteotti 47; è proprio in questa sede che nasce il Velo-Club Gios, al quale un giorno del 1958 si presenta un ragazzo magro e alto di nome Italo Zilioli che, un anno dopo, su bicicletta costruita da Tolmino, diventerà campione d’italia degli allievi. Verso la fine degli anni 50 l’attività si trasferisce in via Foligno 39, dove si iniziano a costruire biciclette di alta gamma, un periodo ricco di attività con il velo club Gios che lo riporta alla passione per le corse e a trasferirsi ancora una volta in una fabbrica più spaziosa in via Cogne 15, sempre a Torino, che diventerà la sede storica dello sviluppo della maggior parte delle Gios che troviamo nel nostro Registro Storico.

E il ritorno alle corse, questa volta non da atleta, non tarda ad arrivare. È proprio al salone di Milano del 1971 che viene presentato il modello soprannominato “EASY RIDER”. Questo particolare modello di bicicletta da cross ispirata all’omonimo film di quegli anni, attira subito l’attenzione di tutti: La DOMENICA SPORTIVA la presenta in apertura del servizio dedicato al salone di quell’anno, e Giorgio Perfetti, titolare dell’omonima azienda dolciaria, ne rimane colpito e ne ordina subito un quantitativo da mettere in premio per un concorso legato ai Chewing Gum BROOKLYN. L’anno successivo lo stesso Perfetti, viene contattato dal mitico DS Franco Cribiori per entrare come sponsor nel mondo del ciclismo, e si affida alla GIOS per la fornitura delle biciclette; unica richiesta, un telaio che si intonasse alla maglia del gruppo sportivo, che sembra a dover di cronaca trarre ispirazione dal grosso ovale che caratterizza il manubrio dell’easy rider! Nasce il mitico “BLU GIOS”. Anni di grandi vittorie e di grandi collaborazioni, che diventano ancora più solide quando, nel 1975, mio papà Aldo diventa il meccanico ufficiale del Team e uomo di fiducia di Roger De Vlaeminck e di tutta la squadra. Ma il compito di Tolmino non è esaurito. Per equipaggiare una squadra di quel livello la qualità dei prodotti doveva essere altissima, e la capacità produttiva elevata. Il nonno chiede aiuto ai tanti telaisti che capillarmente erano presenti nella città di Torino, ricevendo risposta da un suo fidato fornitore, Giuseppe Pelà, che all’epoca stava chiudendo l’officina e che, oltre a dispensare qualche macchinario, congiunzioni, tubi ma soprattutto preziosi consigli, gli passò “in eredità” i fratelli Giamè, Agostino e Antonio, telaisti eccelsi già in forza negli anni precedenti al “reparto corse Frejus”. Ecco che a questo punto Aldo fa tesoro degli insegnamenti del papà e letteralmente si “incolla” ai due per imparare ancora di più il suo bellissimo mestiere. Nel 1977 la Brooklyn, dopo innumerevoli e prestigiose vittorie, lasciando un segno indelebile nella storia del ciclismo, decide di abbandonare le corse, mentre la Gios prosegue la sua avventura professionistica con altre squadre di grande spessore: prima la Ijsboerke-Gios di Didi Thurau e Walter Godefroot, poi la Vermeer-Thijs-Gios di Fons De Wolf con le quali si aggiudica il successo nelle maggiori classiche internazionali. Nel Frattempo Aldo fa tesoro dell’esperienza da meccanico, e nel 1979 elabora la prima testa di forcella con scavo nella parte superiore, in modo da ridurne ulteriormente il peso e facilitare il processo di saldatura; nel 1982 disegna il primo passafilo interno al tubo orizzontale con gommini a tenuta stagna e nel 1983 la scatola movimento in microfusione con ponticello incorporato nella stessa, che rende il carro posteriore più rigido.

È proprio dalla continua ricerca della rigidezza del carro posteriore che nasce il mitico forcellino GIOS compact, nel 1986, il primo forcellino regolabile e itercambiabile al mondo, realizzato nella nuovissima sede di Settimo Torinese.

E qui inizia a contribuire a questa narrazione anche la mia memoria. Un bellissimo giro in bici, al parco della Mandria di Venaria Reale, vicino a Torino, io con una biciclettina da corsa a cui Tolmino voleva a tutti i costi mettere i puntapiedi, e mio papà con un telaio nudo, ancora da verniciare… non finito per i miei occhi ingenui; “Cosa fai con questa bici?” gli chiesi… “Devo provare una cosa”.. adesso ho capito che avevo assistito alla prima messa su strada di una Gios Compact. Negli anni a seguire moltissimi altri campioni hanno usato le biciclette Blu Made in Italy, come Andy Hanmpsten, Roberto Visentini, Stephen Roche, Micael Pollentier, Laudelino Cubino, Fernando Escartin, “Chepe” Gonzalez, Roberto Heras, Ivan Quaranta e Francisco Mancebo; alcuni ho avuto la fortuna di vederli nelle poche volte che mio papà mi portava alle corse, ma più lui si faceva schivo se io gli parlavo di ciclismo, più a me saliva quel desiderio di far parte di questa splendida avventura.

Ma verso la fine del mio percorso di studi, anche io posso dire di aver finalmente ricevuto una chiamata… ma non da molto lontano, da mio papà che mi disse: “perchè non apriamo un negozio?”. Il Suo progetto era semplice quanto ai miei occhi una follia. Un unico negozio, vendere solo al pubblico e fare solo telai su misura. Niente compromessi, niente mode, niente rivenditori. Una famiglia, come lo era stato il velo Club Gios, come lo era stata per lui la Brooklyn. Ho deciso di fidarmi e fin da subito di dire la mia. Sulle biciclette doveva ritornare dopo il nostro cognome la scritta “torino”. Era la nostra città e Aldo l’aveva aggiunta alle biciclette del team Brooklyn utilizzando i caratteri de “La Gazzetta del Popolo” perchè il nostro cognome aveva poco di Italiano! Così per i primi telai in acciaio con i tubi piccoli (adesso sarebbero piccoli ma per allora erano normali!) gli ho chiesto di usare le vecchie decalche dei Gios Super Record, i classici fascioni bianchi… “queste? vecchie così?!?” mi rispose… ma intanto il Super Record era già rientrato in produzione! In questi più di 10 anni di lavoro con mio padre ho cercato di apprender il più possibile il mestiere, ed ho avuto comunque anche molto spazio per esprimermi. Le numerose serie limitate sono state scintille che si susseguivano, una dietro l’altra, quasi automaticamente. Esperienze uniche fatte con amici alle manifestazioni come l’Eroica o al Raduno Gios Torino hanno segnato il nostro percorso, scavando un solco ben preciso nella direzione di un’attività sempre più dedicata ad un pubblico di appassionati, quali siamo, in primis, noi due. Per concludere questa bella storia riutilizzo una frase già citata nella mia tesi di Laurea, incisa su una targa che mi regalò mia nonna Francesca: “La strada è lunga, produci idee e formalizzale mediante la punta di una finissima grafite”… una strada fatta di salite e discese (quale miglior similitudine?), ma sono sempre pronto a far la punta alla matita.

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