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Bianchi mod. Scettro Real

La Bianchi Scettro Real del 1942

In un periodo storico così complicato per la Bianchi, dovuto alla Guerra, assistiamo ad alcuni cambiamenti nel modello Gran Lusso.

Il più evidente sicuramente è quello relativo al nome: da “Scettro” diventa “Scettro Real”. Qui in basso una fattura originale del 1942, emessa dal concessionario ufficiale Lodovico Baldanza di Bologna.

Nel listino Bianchi del 1942 possiamo vedere come i modelli “economici” o “viaggio”, quali potevano essere la Cesare o la Costantino, siano stati eliminati.

Non è noto se siano stati eliminati solo dal listino e se per un brevissimo periodo rimasero in produzione, ma è certo che in quel 1942 ad ogni casa fu imposto di produrre unicamente Biciclette Tipo Ministeriale. La Bianchi adeguò infatti la propria produzione al Decreto, come dimostrano le numerose Bianchi Tipo Ministeriale arrivate a noi. A seguire un esemplare davvero ben conservato di una economica Lire 750.

Le differenze estetiche tra il modello “Scettro” tradizionale e quello del 1942 (Scettro Real) invece sono molteplici e quello che risalta di più agli occhi sono sicuramente i parafanghi. Da carenati “completamente” diventano carenati per “metà” ed hanno un profilo a pagoda (come la Real, da cui supponiamo prenda parte del nome). Questi parafanghi si differenziano da quelli che abbiamo già cominciato a vedere nei modelli Cesare e Cecilia, – cosiddetti Millerighi – sul finire del 1941, dalla costa centrale che diventa più larga.

Altra differenza che notiamo nei parafanghi, rispetto ai modelli precedenti, è l’assenza delle ogive (o “pigne”) terminali delle astine. Esse di fatti ora vengono sostituite da semplici dado/controdado. Abbiamo motivo di pensare che questi parafanghi siano prodotti da ditte di terze parti, e non più negli stabilimenti Bianchi. Probabilmente per il discorso dell’abbattimento dei costi fatto prima. Rimane invece invariato il supporto della gemma saldato, come nei precedenti modelli con parafango in ferro, dal 1940.

Ancora un’altra differenza importante che notiamo nel modello 1942, è la presenza della finitura cadmiata nella maggior parte delle “parti bianche”. Sono parecchi i modelli conservati che sono arrivati a noi con mozzi, pedivelle, guarnitura, calotte serie sterzo, testa forcella e archetti freno in questa particolare, autarchica ed economica finitura. Invece per quanto riguarda manubrio e pedali, assistiamo alla convivenza sia della cromatura su alcuni esemplari, che della cadmiatura. La motivazione anche qui ci è ignota ma abbiamo motivo di pensare, anche questa volta, che tutto dipenda dal periodo difficile e dalle scorte in magazzino che erano disponibili.

Qui in basso possiamo notare la coesistenza delle diverse finiture sullo stesso esemplare.

Ci soffermiamo ancora una volta ad analizzare le differenze estetiche dei due modelli. Questa volta poniamo l’attenzione al fregio posto sul piantone sterzo: sì, il modello del 1942 infatti monta un fregio in latta di colore rosso, mai visto finora su questo modello. Il fregio in latta prende il posto della decalcomania raffigurante l’aquila per i modelli Scettro Real e Suprema Italiana e del fregio smaltato per i modelli Folgore, Lido, Icaro. Non abbiamo testimonianza di come venissero allestite invece i modelli Impero, Imperiale e Montebello. Di certo possiamo affermare che questa scelta è ancora una volta dovuta alla ricerca del contenimento dei costi, dato il periodo bellico.

Invariato rimane l’utilizzo del fregio tondo come terminale del manubrio sui modelli Scettro Real e Suprema Italiana.

Come è possibile vedere da queste ultime foto, i due modelli raffigurati sono allestiti con snodi della freneria differenti, pur essendo dello stesso anno. La prima è una freneria definita di tipo “viaggio”, la seconda di tipo “lusso”. Non sappiamo quale delle due sia la versione corretta, o se lo siano entrambe, fatto sta che entrambe hanno la stessa colorazione del resto della macchina, il che ci lascia pensare che probabilmente il discorso del mantenimento costi e svuotamento magazzini, abbia avuto luogo anche in queste scelte.

Per quanto riguarda le decalcomanie presenti sul resto del telaio, rimangono invariati i puntali dei filetti, quella rettangolare sul tubo obliquo e quella a forma di aquila sul parafango posteriore (sopra il bianco per le vigenti norme). Prendono invece il posto dei filetti color oro, quelli color rosso, su carter, telaio e forca.

Abbiamo parlato di colorazione, ebbene, anche questo è un sostanziale cambiamento rispetto agli anni precedenti. Sul listino del 1942 possiamo notare che sono presenti due versioni, nera e col., differenziati da 20 Lire l’uno dall’altro. Della versione nera non abbiamo nessuna testimonianza e nessun ritrovamento, probabilmente non è mai stata realizzata. Abbiamo invece parecchi ritrovamenti nella livrea grigia, tipicamente bellica. Una tonalità di grigio ben diversa da quella finora utilizzata, la stessa però dei modelli a prezzo imposto di cui sopra. Scompare quindi l’elegante uso del bicolore grigio che abbiamo visto sul modello Scettro (in foto in basso), Suprema e Impero fino al 1941. Abbiamo motivo di pensare che ritorni ancora una volta il discorso del mantenimento costi anche su questo.

Abbiamo illustrato le varie differenze tecniche ed estetiche tra il modello tradizionale e quello del 1942 ed è evidente come in un anno così complicato per il marchio, la Guerra abbia caratterizzato non poco le scelte di un marchio così blasonato come era la Bianchi, che ha comunque voluto mantenere alto il suo prestigio.

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