A cura di: Filippo Marazia
Ormai tutti gli appassionati di biciclette d’epoca, quando si parla di selle, conoscono il marchio AQUILA (o AQVILA). Esso è sinonimo di qualità e prestigio in quanto utilizzato dalla maggior parte dei grandi produttori dell’epoca.
Risalendo agli arbori del marchio, il documento più antico a nostra conoscenza risale al Dicembre 1925, quando la rinomata società Barzanò & Zanardo – proprietaria di numerosi marchi nei più disparati campi dell’industria – deposita alla Prefettura Di Milano il marchio “Continentale” (Foto 1) ed il marchio “Regina” (Foto 2). Il nome della società in questi anni era “Compagnie Continentale Des Fabricants De Sellerie Velocipedique Reunis Soc. An. Italiana”, società a conduzione familiare fondata nel 1924 dal Gr. Uff. Cav. Giovanni Guidetti. Palese è la discendenza francese del nome e della primissima produzione, come vedremo in seguito.
Uno dei cataloghi della produzione di selle per cicli e motocicli più antichi giunti ai giorni nostri, pur non riportando da nessuna parte l’anno di stampa, è risalente alla seconda metà degli anni 20. (Foto 3)
Come possiamo notare, il particolare che più ci risalta agli occhi è il logo diverso dal più comune AQVILA. Sulla targhetta posteriore, notiamo un intreccio della lettera “Q” con la lettera “A” e “U” (Foto 4). Sulle guance è riportato lo stesso logo accompagnato dal numero identificativo del modello (Foto 5)
Abbiamo accennato all’origine francese della prima produzione. Sfogliando il catalogo sopracitato notiamo che sono presenti selle dei noti marchi “Inextensible” e “Meilleure” di produzione Henri Gauthier (Foto 6).
Non ci sono documenti che attestino la collaborazione con la nuova Compagnia S.C.E.A.R. e l’ormai veterano marchio francese, per questo abbiamo motivo di pensare che per incentivare il cliente ad acquistare selle con un marchio ancora sconosciuto, quale poteva essere Aquila o Regina, la Compagnia aveva pensato di commercializzare in Italia anche qualcosa di più conosciuto.
Sicuramente più famosa e più comune ai più è la produzione degli anni 30, in cui ritroviamo quello che è il logo con la “V” al posto della “U”.
In base ai ritrovamenti su bici più antiche, pensiamo che le più vecchie fossero prive di targhetta posteriore. Non abbiamo un riscontro certo di questo, però anche su selle ritrovate su biciclette dei marchi blasonati (Bianchi, Ganna, ecc), la targhetta era assente. Sempre presente invece l’incisione sulle guance, riportante il nome del produttore. (Foto 7, 8).
Volendo indicare un arco di tempo più o meno circoscritto, riteniamo che questa versione di sella, senza targhetta, possa essere stata utilizzata dalla fine degli anni 20 fino al 1932/33.
Stesso discorso vale anche per le selle impiegate su biciclette da corsa. Ovviamente qui i ritrovamenti su biciclette conservate sono ancora più rari, però riteniamo che la linea produttiva della Compagnia sia rimasta invariata per lo stesso periodo delle selle da turismo.
Andando a focalizzare la nostra attenzione al periodo subito successivo, le selle erano sempre equipaggiate con la rinomata targhetta “AQVILA”. Per i modelli turismo essa era in lamierino di color ottone, per le selle da corsa invece in alluminio.
Le guance, come negli anni precedenti, erano incise con il logo Aqvila accompagnato dall’identificativo del modello oppure dal logo del costruttore di biciclette (Bianchi, Ganna, ecc.) (Foto 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15)
Punto in comune di tutte le selle prodotte dalla Compagnia S.C.E.A.R. è il telaio: troviamo sempre l’incisione “ACCIAIO EXTRA” sulla lunetta che sorregge il cuoio. Notiamo tale incisione sia su numerose selle giunte ad oggi in maniera eccellente che su un catalogo nella sezione pezzi di ricambio per selle (Foto 16, 17, 18).
Sulle selle da turismo il telaio è denominato in gergo “a riccioli”, per via della forma attorcigliata delle molle. Nei modelli Aquila N.6 i riccioli sono otto, nei modelli N.3 (uomo) e N.9 (donna) invece sono solo quattro. Si suppone – ma non vi è nessuna prova – che i modelli a otto riccioli fossero montati su biciclette di grande prestigio, in quanto offrivano un comfort maggiore. (Foto 19).
Ancora un punto in comune in tutte le selle di questo periodo, è la tipologia di rivetti utilizzati: essi sono in materiale ramato, con testa del diametro di circa 8mm e parte inferiore aperta “a rosa” (Foto 20, 21). La scelta di utilizzare questo tipo di rivetto non si è rivelata del tutto felice, in quanto molti – specialmente quelli centrali – tendevano ad aprirsi.
Altro punto in comune di tutta la produzione è la forma delle fessure presenti sul cuoio: per le selle turismo sono due di forma “a goccia” (Foto 22), per le selle da corsa invece sono tre di forma circolare (Foto 23).
Un altro segno distintivo che caratterizzava le selle Aquila era il collarino reggisella, tutti i modelli riportavano l’incisione “Continentale”. I collarini dei modelli turismo avvano le slitte laterali a doppio binario, per alloggiarsi perfettamente tra le due sezioni del telaio. Chiudevano il tutto due piastre di forma ovale, mantenute da un perno a sezione quadra lungo cm.7. (Foto 24, 25, 26).
I collarini dei modelli corsa invece erano dotati di due mezze lune che, strette dal perno a sezione quadra, si agganciava all’unico binario del telaio. (Foto 27, 28).
Questa produzione, volendola inquadrare in un arco di tempo preciso, pensiamo agli anni 1933-1937.
Completiamo l’analisi delle caratteristiche comuni a tutte le selle della Compagnia, analizzando la parte terminale. Essa è costituita da un puntale in acciaio su cui, tramite i tre fori, si aggancia la punta dello scafo in cuoio. E’ presente un altro foro, asolato, su cui va a inserirsi il perno di tensione, che con apposito dado, va a tensionare il cuoio. (Foto 27Bis).
Subito successiva a questa versione, anche se si tratta di supposizioni più che certezze oggettive, collochiamo quelle selle che erano dotate di targhetta riportante il nome del produttore di biciclette, accompagnate da incisione del logo Aquila sulle guance. (Foto 29, 30).
Per questa variante esiste un’altra scuola di pensiero, anch’essa senza oggettive conferme/smentite: si trattava di una sella utilizzata su macchine definite “da viaggio” o più semplicemente economiche.
Rimangono invariati invece tutti gli altri dettagli analizzati precedentemente.
Collochiamo questa variante di selle nel breve periodo 1938-1939.
Parlando di selle maschili, punto in comune in tutte è la misura: abbiamo infatti cm.27 in lunghezza e cm.23 in larghezza.
Per quanto riguarda le femminili, oltre che per la loro dimensione ridotta rispetto alle maschili, ci sono dettagli molto salienti che ce le fanno riconoscere: riusciamo a vedere come sulla seduta ci siano una serie di eleganti intagli (Foto 29bis) e la punta ricurva a prolungamento del cuoio (Foto 30bis).
Meritano un discorso a parte le selle utilizzate su biciclette militari. Notiamo una sorta di continuità di progetto nei modelli di Bersagliere prodotti dal 1912 al 1939. Come detto all’inizio dell’articolo, il marchio Aquila Continentale fonda le sue radici nel 1925, pertanto riteniamo oggettivamente che a partire da questo anno, le “Bersagliere” fossero equipaggiate con il modello di sella raffigurato di seguito (Foto 71, 72, 73, 74). Il logo inciso sul cuoio di questo modello di sella è identico a quello ritrovato sulle selle di produzione Brooks che equipaggiavano i modelli dal 1912 al 1924 (Foto 75, 76).
A partire dal 1939, e fino al 1942, assistiamo ad un cambio considerevole sia nel design del logo sia nella forma della sella. Esse infatti riportano l’incisione “Aquila Regio Esercito” sul cuoio. Il loro telaio è molto simile a quello utilizzato per le selle da corsa, con soli due binari trasversali senza “riccioli” (Foto 77, 78, 79), il tutto ovviamente verniciato del caratteristico verde militare.
Questo esemplare di sella andrà a equipaggiare il modello di Bersagliera 25/34.
Il 1939 rappresenta un anno di grande cambiamento per la Compagnia, che introduce sul mercato italiano le selle turismo denominate “tipo Terry” o più comunemente “a muso di cane”. Per un brevissimo periodo, esse coesistono con le selle in cuoio con telaio a riccioli, ma ben presto verranno totalmente soppiantate.
Sicuramente le più rinomate ed ambite dai collezionisti sono le Aquila Superflex (Foto 31), comode selle con telaio in acciaio e molle longitudinali, dall’imbottitura in crine di cavallo e rivestimento in pelle.
La prima “serie” delle Superflex presentava un telaio a due sezioni parallele, incernierato nella parte anteriore con due ribattini in acciaio e nella parte superiore da due grandi molle cromate. La parte inferiore del telaio è costituita da un pezzo di acciaio nero ripiegato con incisione “Produzione «Selle Aquila»”. (Foto 31, 31Bis). Stessa forma per la versione Superflex 513 DL ma in alluminio, probabilmente utilizzata su biciclette di grande prestigio.
Il pellame invece è ripiegato e bloccato sul telaio tramite due rivetti – e relative linguette – per lato. La copertura è composta da due metà cucite insieme longitudinalmente e da una fettuccia posteriore, anch’essa cucita, che ospita la targhetta in lamierino ed altri due rivetti più piccoli, ripiegati contro il telaio. (Foto 32)
La targhetta in lamierino ripota l’incisione “AQVILA SUPERFLEX”, alle volte accompagnando il nome del produttore di biciclette. Qui di seguito alcuni esempi esplicativi. (Foto 33, 34, 35)
Durante il periodo di autarchia voluto dal Regime Fascista, anche la Compagnia si è adattata alle imposizioni. Notiamo infatti in molti ritrovamenti come il rivestimento non sia sempre in pelle; un materiale nuovo viene usato per le Superflex, di produzione completamente italiana: si tratta della “pegamoide”, un materiale che imita il cuoio, costituito da un supporto di tela su cui è applicata una miscela di sostanze varie, fra cui nitrocellulosa e olio di ricino. (Foto 35, 36).
A completare la dotazione di ogni Superflex ci sono le due fibbiette porta borsellino, situate subito sopra le due grandi molle cromate. (Foto 37)
Per quanto riguarda le misure, abbiamo cm.27 in lunghezza e cm.23 in larghezza per la maschile, cm.24 in lunghezza e cm.23 in larghezza per la femminile.
Un altro modello molto diffuso – forse il più diffuso ad oggi – è il Superflex 533 (Foto 38), molto simile al Superflex analizzato prima, si differenzia sostanzialmente dalla forma del telaio inferiore. Esso è infatti caratterizzato da una staffa sempre incisa «Produzione Selle Aqvila», imbullonata al resto del telaio (Foto 39, 40, 41).
Altra differenza importante è la misura in lunghezza: abbiamo in questa variante cm.26 in lunghezza (1 cm in meno rispetto al modello 513).
Per questo modello, cambia la dicitura sulla targhetta. Recita infatti solo “SUPERFLEX”.
Qui in basso proponiamo una sella con targhetta “Bianchi”, ben diversa dalla precedente “Bianchi – Aquila Superflex”.
Abbiamo motivo di pensare che questo modello fosse leggermente più economico del 513, di fatti è stato ritrovato su numerosi modelli di biciclette “viaggio”.
Il collarino reggisella, in questi modelli, cambia forma: troviamo ancora la dicitura “CONTINENTALE” per tutto il 1939, dopodicchè viene sostituita dalla incasellata “AQVILA” (Foto 42). Il materiale è sempre acciaio cromato. Differentemente dai collarini utilizzati sulle selle a riccioli, questo modello è costituito da due staffe con estremità tonda e altre due un po’ più grandi con slitta “piatta” (Foto 43). Il tutto è tenuto fermo da un perno a sezione quadra, uguale alle versioni precedenti.
Analizziamo ancora un altro modello caratteristico presente nel catalogo del 1939. Si tratta della rara sella “Aquila Superflex Sport 512”. (Foto 44)
Veniva utilizzata sulle biciclette sportive di pregio, molto diffuse negli anni 40.
Si tratta di un ibrido tra una sella Superflex turismo ed una sella da corsa. Il telaio ha le due slitte caratteristiche di una sella da corsa, in aggiunta ci sono quattro molle longitudinali. (Foto 45, 46, 47) Il rivestimento è in pelle e crine, così come una Superflex. Il collarino stringisella invece è tipicamente da corsa, come visto in precedenza, composto da due mezze lune che si stringono al telaio tramite un bullone a sezione quadra.
Una importante versione di sella in cuoio compare nel catalogo del 1939: Aquila Piuma P2.
Non sappiamo se il 1939 sia l’unico anno in cui sia stata prodotta, però, al momento, è l’unico documento in nostro possesso. (Foto 48)
E’ un modello molto particolare, destinato a biciclette sportive, di grande pregio, leggere e all’avanguardia. Il telaio è privo dei caratteristici riccioli (mostrati in precedenza), sostituita da quattro semplici slitte piegate a “L” (Foto 49). La targhetta posteriore è in alluminio (Foto 52). Il collarino è di tipo alleggerito, dove al posto della incisione “Aquila” o “Continentale”, troviamo una fessura (Foto 51). Lo scafo in cuoio riporta la classica incisione AQVILA, accompagnata dalla più piccola “pivma” (Foto 50). Tutto questo ricercato lavoro di alleggerimento fa sì che la sella, in totale, pesi 600gr, ben 250gr in meno rispetto la più comune Aquila 3.
La produzione di queste viarianti continua fino al 1943.
Non abbiamo testimonianze di fermo di produzione durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, anche se per ovvie ragioni, riteniamo che gli stabilimenti fossero chiusi. L’unico indizio che ci lascia pensare questo, è il fatto che la rinomata E. Bianchi, nelle sue biciclette nel 1946, alla riapertura degli stabilimenti produttivi, adottasse selle a marchio “Lario”. Sicuramente più economiche, ma probabilmente le uniche in circolazione al momento.
Riprendiamo l’analisi dei modelli di selle in produzione nel post-Guerra, esaminando le caratteristiche delle “muso di cane”.
Il primo dettaglio che risalta, sicuramente, è la targhetta posteriore. Per i modelli turismo, compare la dicitura “Superflex”, che fa posto alla sola “AQVILA”. Lo sfondo è nero per i modelli di tipo viaggio, rosso per i modelli sportivi. (Foto 53, 54)
Per quanto riguarda la staffa incisa del telaio, constatiamo un cambiamento inorno l’anno 1950. Essa infatti riporta l’incisione classica “Produzione «Selle Aqvila»” fino al 1949 su tutti i modelli. (Foto 55). Cambia poi in “Aquila” (con la U) intorno al 1950. (Foto 56)
In contemporanea a questo cambiamento, assistiamo ad una nuova introduzione per quanto riguarda il collarino. I nuovi infatti sono di tipo a scorrimento brevettato: scompaiono le staffe laterali che vengono soppiantate da due asole trasversali sul telaio. Il collarino invece presenta due rigonfiamenti sui laterali, che andandosi a innestare nelle asole del talaio, formeranno un incastro registrabile. (Foto 57, 58).
Anche in questi modelli, ci sono differenze di misure per quanto riguarda le versioni maschili, femminili e sport:
– Versione turismo uomo, lunghezza 25,5cm, larghezza 23cm;
– Versione turismo donna, lunghezza 24cm, larghezza 23cm;
– Versione sport, lunghezza 26cm, larghezza 21cm.
Anche per questo modello, per le biciclette di particolare prestigio (sia maschili che femminili), viene utilizzato un telaio in alluminio, che mantiene il collarino con alleggerimento con le staffe semitonde. Si tratta di selle particolarmente leggere e fragili, di fatti ne sono arrivate ai giorni nostri davvero poche. (Foto 59, 60)
In questi anni si assiste ad una produzione davvero vasta. Molto simili tra loro, ne abbiamo raggruppate alcune.
Si tratta di selle sostanzialmente coeve, che si differenziano fondamentalmente dalla qualità di pellame utilizzato. Ci sentiamo di classificarle così:
– targhetta AQVILA, versione lusso
– targhetta AQVILA STANDARD, fascia media (Foto 61, 62)
– targhetta AQVILA ELIOS, fascia bassa (Foto 63, 64)
La produzione di selle a “muso aperto” continua fino alla metà degli anni ’50, quando viene soppiantata dalla versione a “muso chiuso” (Foto 65, 66).
Praticamente sono identiche alle precedenti, anche nelle misure e caratteristiche; si differenziano unicamente per la forma della punta che, appunto, è adesso chiusa.
Nonostante gli innumerevoli cambiamenti e continue evoluzioni apportate alle selle da viaggio, per quelle da corsa il discorso cambia. Non notiamo particolari cambiamenti, a parte l’incisione sulle guance dello scafo in cuoio e della targhetta. La “V” diventa infatti “U” sia per una che per l’altra, intorno alla fine degli anni 40. (Foto 68, 69, 70)
La società opera nel campo delle selle per cicli e motocili fino al 1981 quando viene scorporata dalla divisione chimica e creata la PAI-KOR srl.
N.B.: Le immagini, le datazioni, i cenni storici e le informazioni contenute in questo articolo sono frutto di anni di mie ricerche e collezionismo, pertanto se avete possibilità di arricchire e/o proporre modifiche, sarò ben lieto di accoglierle.