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Il “Celeste Bianchi”

Quando si parla di Celeste Bianchi diventa difficile inquadrare il problema.

Si perché a differenza del “Rosso Ferrari” non ci sono codici, non c’è un Pantone o un RAL che lo codifica, perché non c’è solo un Celeste, ma quel colore è cambiato negli anni. Anche negli stessi periodi si trovano bici di diversi modelli con diversi toni, toni che si sono ripetuti, hanno acquisito finiture perlate, lucide, e infine si sono evoluti con il passaggio dalle vernici al piombo a quelle a solventi (tossici) poi a solventi atossici, ad acqua ecc.  Quindi con variazioni che è molto difficile riprodurre in modo fedele senza una ricerca che permetta di realizzare un database di tinte, una serie di campioni e di confronti con un certo numero di biciclette conservate.

Già partire da bici conservate non è semplice e scontato perché un telaio può essere stato riverniciato a fine “carriera” (tutti i telai SC venivano ricondizionati prima della vendita a termine stagione agonistica) o può essere stato “rinnovato”  dalla casa, o aver subito una verniciatura per problemi di ossidazione o incuria.

Partendo da telai conservati occorre cercare parti che non abbiano subito l’effetto degli agenti atmosferici, protetti magari sotto fascette, sotto nastro telato, all’interno del tubo sterzo ecc. Da qui occorre leggere i valori del colore con un colorimetro, produrre dei campioni che alla lettura diano gli stessi toni, confrontarli col telaio o le parti di partenza per verificare se la risposta alla luce sia la stessa.

Ora, da quei campioni si può partire per riprodurre il tono colore presso un colorificio con tintometro. Ma se ho il tono colore ho finito?

No, perché esistono diverse marche di vernici e diversi standard, quindi la stessa tinta ha codici diversi e non si può partire da un codice ma occorre leggere un campione e riprodurlo. Anche dare i valori RGB o CMYK del campione non permette di riprodurlo senza poterlo leggere perché non sono dati che possono essere inseriti in tutti i sistemi di riproduzione del colore. 

Per questo motivo, dopo una ricerca che continua ancora possiamo dare ai soci RSC un campioncino di colore dal quale partire per rifare la tinta e restaurare la propria bici.

Occorre però considerare alcuni aspetti:

-la propria bici potrebbe avere segni, usura, ruggine, ingiallimenti o scoloriture dovuti a sole, agenti atmosferici, olii, quindi la tinta “standard” va bene per un restauro integrale, per un ritocco meglio leggere parti adiacenti e partire da quelle;

non sempre serve riverniciare, mille volte meglio conservare un telaio proteggendo le parti integre e pulendo quelle rovinate. Oltre alla vernice occorre infatti considerare che non è facile trovare decals corrette, impossibile o quasi se queste sono a coppale. Quindi la migliore verniciatura potrebbe essere rovinata da adesivi troppo spessi o da riproduzioni visibili.

Infine,  troppi verniciatori tendono a dare eccessivo lucido sopra vernice. Per alcuni modelli è improponibile perché l’originale tecnologia al piombo non prevedeva strati ulteriori, la vernice era molto lucida e le decals venivano applicate con coppale che le proteggeva senza ulteriori finiture.

Per complicare ancora le cose, consideriamo che in alcuni periodi Bianchi ha usato decals sotto lucido, sopra lucido, scritte fatte a vernice miste a decals sopra lucido, vernici metallizzate, vernici opalescenti.

In seguito vedremo ogni aspetto in modo più dettagliato, ma solo per sfatare un paio di miti messi in piedi da qualcuno troppo pigro per fare un paio di ricerche: RAL 6019 e 6027 non vanno bene!

Così come non vanno bene il “Verde Carducci” usato per le Vespa,  il “376A” FIAT, il “DB 6812” MERCEDES. 

Giusto un esempio, qui ci sono il RAL 6027 e il 6019 paragonati al celeste del modello “Special” primi anni 70,  al celeste in uso da metà anni 70 fino a metà 80 (molto tendente al verde) e il celeste della “X4” 1986, più tendente all’azzurro.

La foto appiattisce le differenze, è però lampante come il 6019 sia troppo chiaro e verde (valori RGB 185,206,172) , il 6027 troppo blu (RGB 126,186,181).

Il tono adatto alla gran parte delle Bianchi 70-80, letto al colorimetro portatile Pantone Color Cue, ha valori RGB (qui omessi) simili alla tinta Pantone 556 finitura M – “matte” (nel grafico, solo per referenza, è riportato il C – “coated”  più adatto a un telaio).

Al confronto delle mazzette le differenze tra i toni sono evidenti.

lo sono anche al colorimetro con valori RGB molto diversi (R 185, 126, 105), G (206, 186, 158), B (172, 181, 132) che corrispondono a un colore più chiaro nel caso del 6019 (molto verde, G=36,6%) che ha tutti e tre i valori più alti (piramide più alta),

un colore leggermente più scuro e con molto blu nel caso del 6027 (che ha -60 punti di rosso  ma +9 di blu),

un colore ancora più scuro nel caso del Pantone 556C (che ha -20R, -30G e ben -60B) che  tra i 3 è quello con la maggiore quantità percentuale di verde (G=40%).

Qui i link a discussioni sul tema:

https://www.facebook.com/RegistroStoricoCicli/posts/422437147903750


https://www.facebook.com/groups/Bicicletta.Bianchi.Epoca/permalink/1684213335014693


https://www.facebook.com/RegistroStoricoCicli/photos/a.384432981704167/1257958924351564


Grazie a Robert Cobcroft per il suo lavoro sulle X4: https://veloaficionado.com/blog/the-bianchi-x4-code  


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